Polcenigo è una zona ricca di testimonianze sia storiche che naturali e, fra queste, troviamo pure i vecchi lavatoi risalenti alla fine del XIX secolo.
I lavatoi pubblici di via Sega sono stati realizzati dopo il 1894 e furono utilizzati fino agli Anni Sessanta del secolo scorso.
La storia racconta che furono costruiti “sul Gorgazzetto, fuori dal centro abitato, su un terreno concesso dal conte Nicolò di Polcenigo, allo scopo di ovviare alle continue e micidiali epidemie, soprattutto di colera, che affliggevano la popolazione”. Infatti, secondo le usanze dell’epoca, la gente lavava i panni infetti dalle suddette malattie nel rio Gorgazzo, contaminando in questo modo le acque che contribuivano quindi alla proliferazione del contagio. Posizionando i lavatoi all'uscita delle acque dal paese si è trovata una valida soluzione a questo problema.
I lavatoi pubblici a Polcenigo sono suddivisi in due sezioni separate, una lunga circa 25 metri e una molto più piccola. Sono in pietra e si affacciano sulle acque del canale Gorgazzetto, che deriva dal Gorgazzo.
La sezione principale presenta tre aperture con alcuni scalini in pietra che consentono l’accesso al piano di lavaggio inclinato verso l'acqua, mentre quella più piccola vicina al ponte si raggiunge grazie a un’altra breve scalinata.
Al giorno d'oggi i lavatoi sono scalfiti dai segni inesorabili del tempo; forse in futuro si penserà ad un restauro conservativo, a testimonianza delle vicissitudini di quasi un secolo di storia del borgo.
Nome
Lavatoi pubblici di Via Sega a Polcenigo
Comune
Polcenigo (PN)
Restauro
No
Struttura
Lavatoio in pietra suddiviso in due sezioni ben distinte
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Il Mulino
Seguendo il corso delle acque del Gorgazzetto, poco prima del lavatoio ci si imbatte nel Mulino Modolo di cui si hanno le prima notizie nel 1600. I Modolo divennero proprietari del mulino nel 1911 e lo tennero in funziona fino al 1985.
Le sorgenti del Gorgazzo
Sempre nel comune di Polcenigo si trova la sorgente carsica del Gorgazzo, che fa parte delle sorgenti del Livenza. Si tratta di un geosito ed è la cavità a sifone più profonda d'Italia (-212m). Questa cavità è luogo di frequenti esplorazioni subacquee ed è stata palestra per la nascita e lo sviluppo della speleologia subacquea pordenonese. A 9 metri di profondità è stata installata la statua del Cristo ben visibile dalla superficie.